Il Gatto in tasca

Commedia del 1888 «Chat en poche» “Il gatto in tasca”, una delle prime di Georges Feydeau, è il ritratto di una società di bugiardi, avidi, presuntuosi, furbi, incapaci di ascoltare il prossimo. Il tutto è tessuto tra arguti giochi di parole. L’ambiguità, i doppi sensi sono le sfumature di questa «partitura per ridere» con morale finale: mai comprare nulla «a scatola chiusa», traduzione del modo di dire del titolo. Perno della vicenda è Alfonso ricco industriale dello «zucchero per diabetici» che vuole lasciare traccia nella storia facendo rappresentare un’opera lirica scritta dalla sua sciocca figliola. E per questo pensa di scritturare un giovane e promettente tenore per poi «rivenderlo» all’ Opéra in cambio della messinscena del fantomatico capolavoro. Ma Alfonso non si accerta che il giovanotto che suona alla porta sia un tenore e di equivoco in equivoco, tra mogli concupite, dottori tromboni, camerieri villani, lo pseudo-tenore dà il peggio di sé fino alla catastrofe e all’ inevitabile lieto fine.

Paolo Ferla nel rispetto dell’opera del grande autore Francese ha ridotto a due atti la commedia adattando i dialoghi con una scrittura più scorrevole che caratterizza i personaggi, rendendola piena di colpi di scena, prediligendo alla strada più facile, ovvero alla risata scontata, quella del fare solletico, attraversando una realtà tanto assurda quanto vera.

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